Afterhours - Hai Paura Del Buio? (1997)

Ammetto di averlo scoperto solo due anni fa questo album (grazie ad un fantastico youtuber intenditore di musica) e ho voluto aspettare per portarlo nel mio blog. Oggi voglio parlare di Hai Paura Del Buio?. È il punto massimo (non ho ancora finito la loro discografia, ma lo penso già) degli Afterhours.

Sin dal loro debutto nel 1988, il gruppo ha reinventato il rock ed il punk italiano (come molti altri gruppi ed artisti) e hanno generato brani e album di successo, che hanno lasciato un profondo segno indelebile nella musica italiana.

Il successo di Germi uscito nel 1995, ha spinto il gruppo a voler raggiungere altre vette importanti della loro carriera. Proprio per questo nel 1996, si sono messi all'opera per sfondare il muro delle aspettative che erano molto alte... E direi, che sono state ampiamente superate.

Tuttavia le lavorazioni non sono state proprio facili. In quel periodo infatti, Manuel Agnelli ha affrontato un periodo difficile. Infatti, stava attraversando un forte periodo di crisi personale e professionale, ed esistenziale. Il loro futuro come gruppo era molto incerto, e si temeva un forte decadimento del gruppo. Non c'era la voglia di comprare dischi, e c'era una forte mancanza di fondi per riuscire a produrselo autonomamente. Ma nonostante questo, il gruppo era assolutamente convinto di aver creato un ottimo album.

Proprio su questo periodo, Manuel Agnelli si è successivamente espresso così:"Hai paura del buio? musicalmente veniva da un periodo molto fertile, eravamo convinti di aver trovato la quadra: il passaggio dalla lingua inglese a quella italiana che avevamo inaugurato con l’album precedente, Germi, era riuscito bene. Con Germi avevamo ottenuto critiche molto positive ma nell’Italia di quel periodo non era facilissimo suonare dal vivo, non c’era ancora un vero e proprio circuito di locali come quello di oggi. Noi però sentivamo che le cose funzionavano, ci sembrava di aver trovato la giusta combinazione tra melodia, canzone, sperimentazione e rumore, ci sembrava insomma di aver trovato la formula giusta per noi. Era un’avventura gioiosa in cui ci sembrava di intravvedere un oceano di possibilità. Facendo Germi non ce ne eravamo ancora resi conto. In realtà in quel periodo per la scena indie si stavano aprendo molte porte da parte delle multinazionali grazie al successo mondiale dei Nirvana e del grunge e c’era stata una sorta di gara non solo per mettere gruppi emergenti sotto contratto ma addirittura per aprire vere e proprie sottoetichette. La Polygram era stata la prima con la Black Out, che era anche la più grande”.

Anni dopo sul periodo buio, ha aggiunto:"L'atmosfera di quel disco era strana perché era il frutto di una serie di situazioni che si erano venute a determinare tutte nello stesso momento. La mia fidanzata mi aveva lasciato, io avevo appena perso il lavoro e nessuno ci voleva pubblicare il disco da mesi. Eravamo quindi arrivati sull’orlo dello scioglimento. Non c’era una buona atmosfera neppure tra noi, probabilmente proprio in conseguenza di questa situazione. Eppure al tempo stesso c’era in noi la consapevolezza di aver fatto qualcosa di davvero buono. Dentro di me si agitava una sorta di vulcano interiore. Non stavo molto bene in quel periodo: facevo chilometri di notte camminando a piedi e parlando da solo. E i testi riflettono questi discorsi che mi facevo da solo. Ricordo che la mia fidanzata mi disse di usare la mia sofferenza: ‘Usa il tuo dolore. Usa la tua sofferenza’. Così mi venne in mente di buttare tutta questa storia nel disco con tanto di nomi, cognomi, indirizzi."

Va detto che il progetto era stato inizialmente respinto da alcune case discografiche, dopo che la casa discografica con cui hanno debuttato (Vox Pop) ha chiuso i battenti. Infine la Maescal ha sposato il progetto, che ha creduto fortemente in loro. A tal proposito ha dichiarato:"“Le case discografiche ragionano sempre in un modo che segue logiche proprie: noi fummo rifiutati perché dissero che nel loro catalogo avevano già preso un gruppo simile che, secondo loro, era i Ritmo Tribale, una band bravissima ma che faceva cose diversissime da noi. C’è da dire che il master del nostro disco costava tanto perché era già stato registrato al Jungle Sound di Milano e nessuno voleva investire su un prodotto già chiuso. Purtroppo le major ragionavano così allora: volevano essere presenti, intervenire. Ovviamente sempre nel tentativo di rendere più fruibile un disco a un pubblico di massa. Quello che riuscivano a fare il più delle volte però era solo snaturare un gruppo alienandogli le simpatie dei suoi fan senza fargli fare il grande salto verso il successo di massa. L’originalità non veniva mai apprezzata e il tentativo era sempre quello di riportare il suono a quei pochi parametri che funzionavano nel rock italiano, Vasco Rossi, Ligabue o in quel periodo i Litfiba”.

Le sonorità sono ampiamente rock alternativo, grunge, noise rock, indie rock. Mentre i testi del progetto, lo rendono a tutti gli effetti come un disco irriverente, onesto, crudo, provocatorio, vivo e sincero. Nei testi infatti parlano di diversi argomenti tra cui: l'irriverenza, l'ironia, attrazioni forti per una donna, la disperazione per la perdita di un amore, la voglia di sfatare gli ideali borghesi e i falsi miti, rapporti sessuali intensi.

Vi lascio una descrizione dettagliata dei pezzi:"I toni si accendono subito con uno dei brani divenuti più celebri di tutta la discografia del gruppo: “Male di miele” è un pezzo grunge che non ha nulla invidiare alla passata scena di Seattle: la batteria di Prette è incalzante, le chitarre hanno la giusta ruvidità e il tutto è impreziosito da violini e linee vocali dissonanti. Dopo il binomio ancora ben riuscito grunge + violini di “Rapace”, una quasi-power ballad in cui Agnelli profetizza di cavalieri sieropositivi e varie figure animalesche, “Elymania” ci mostra finalmente il lato più crudo della band, del suo frontman in particolare, il quale parla dell’attrazione fatale per una donna (Elisabetta Imelio, la compianta bassista dei Prozac+) in modo ossessivo (“Giocattolo vibrante in te/Cola miele che sa di me”), in un brano questa volta arricchito di effetti elettronici.

I toni cambiano drasticamente con “Pelle”, uno dei momenti più intimi dell’album: chitarre molto lontane introducono la vera power ballad del disco, dove il gruppo si avvicina di più al grunge ricercato degli Smashing Pumpkins. Qui i violini la fanno da padrone, a sottolineare la disperazione per la perdita di un amore (“Cerco su di me la tua pelle che non c’è”). A un cambio drastico ne sussegue un altro. “Dea” è essenzialmente un pezzo hardcore punk. Se Agnelli ci ha appena mostrato il suo lato più fragile e (a modo suo) romantico, qui la sofferenza si trasforma in menefreghismo, espresso sia dal testo, sia dalla musica, che non sembra volersi fermare davanti a nulla.

A spezzare il ritmo troviamo “Senza finestra”, coperta da chili di psichedelia e da suoni noise che distorcono ogni cosa, e “Simbiosi”, una delle tracce più controverse dell’album. I dolci (ma sempre espliciti) versi che raccontano di un rapporto sessuale sono alternati da un dialogo confuso tra personaggi (Agnelli racconterà in seguito di aver registrato di nascosto alcuni suoi amici). “Voglio una pelle splendida” è la traccia di punta del disco: perfettamente orecchiabile per essere un singolo, ma mai scontata. “Prette” e “Iriondo” (soprattutto Prette) ci insegnano come una sola idea possa proseguire senza variazioni e mai stancare. Agnelli si dichiara colpevole e chiede aiuto, anche se sa che ricadrà in errore, forse perché non riesce a smettere o forse perché non vuole farlo. Seguono la strumentale “Terrorswing”, dove i nostri si rifanno al noise rock più classico, e la dichiarazione violentemente punk di “Lasciami leccare l’adrenalina”.

Il noise rock torna con “Punto G”, dove la sensualità la fa da padrona e la ridondanza termina in un climax caotico di voci, un po’ armonizzate, un po’ distorte. Dopo un altro assalto dal sapore noise/grunge (“Veleno”), il trio si mette l’abito buono, posa plettri e bacchette e ci regala “Come vorrei”. Un pianoforte e degli archi accompagnano il frontman in una dedica a Edda (alias Stefano Rampoldi, ex-voce dei Ritmo Tribale). “Questo pazzo pazzo mondo di tasse” è dominata dall’ambiguità: da una parte abbiamo batteria, chitarre ed elettronica che plasmano un ambiente ostile, dall’altra i violini e la voce che sembrano dilettarsi in spensieratezza. Un intro psichedelica e angosciante quella di “Musicista Contabile”, che non fa altro che peggiorare in angoscia all’arrivo delle voci deliranti e prosegue in un assolo volutamente fastidioso. “Sui giovani d’oggi ci scatarro su” ci riporta in terreno punk per il sociale, dove Agnelli se la prende coi figli di papà, che a volume bassissimo sembra accennare un breakdown subito prima di terminare. A chiudere l’opera troviamo “Mi trovo nuovo”, che vede come protagonisti piano e voce, tutto ancora una volta intriso di delirio. Cosa poteva esserci di meglio del racconto di un ménage à troix al termine di un viaggio del genere?"

Voglio Una Pelle Splendida? è stato pubblicato come primo singolo, nel 1997. Ha delle sonorità indie rock e alternative rock. e nel testo si parla del desiderio di essere superficiali, con la voglia di non avere pensieri per la testa per vivere al meglio la giornata. Tuttavia questo sembra apparentemente difficili per via dei mille pensieri, dei problemi che mandano in fumo questi desideri. Il singolo è uno dei maggiori successi del gruppo, nonchè uno dei pezzi più importanti della storia del rock italiano.

Male Di Miele è stato pubblicato come secondo singolo, nel 1998. Ha delle sonorità indie rock, e il testo parla di un amore abbandonato e di un cuore spezzato in due. Questo argomento si collega alla fine della sua relazione di quel periodo, come ho scritto poco fa.

Sui Giovani D'oggi Ci Scatarro Su, è stato pubblicato come terzo ed ultimo singolo nel 1998. Ha delle sonorità indie rock, e nel testo fa un enorme sfogo contro i cosiddetti figli di papà, che hanno ottenuto dalla vita solo con facilità e con l'aiuto dei genitori. Anche questo singolo è uno dei pezzi più famosi del gruppo.

Il disco è stato infine pubblicato il 20 Ottobre 1997, ed è inutile dirvi che è stato un successo... È stato un mega successo. Nel 2014 per celebrare questo album, è stata pubblicata una versione con dei duetti per ogni pezzo del disco. Considerato una delle pietre miliari della musica italiana e del rock italiano, il progetto è il loro disco più importante in assoluto. Nel 2013 infatti, ha vinto un Referendum indetto tra una giuria di giornalisti dal Meeting delle etichette indipendenti come miglior album indipendente degli ultimi 20 anni. Ha vinto anche un sondaggio di preferenza tra il pubblico del sito rockit.it sugli album italiani degli ultimi 15 anni.

Storia della musica... Devo aggiungere altro? No! Ascoltatelo tutto e basta!!!

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